Il Monaco Armeno

Il monaco Armeno fu chiamato da Roberto da Volterra per fare da interprete durante il viaggio dall’Egitto alla Valle Benedetta. Il monaco conosceva diverse lingue: ebraico, arabo, francese, latino, tedesco, mongolo, greco, ispanico, portoghese. Inoltre, era uno scriba esperto di medicina, filosofia, botanica e astronomia. Egli era una persona particolare e a volte si comportava in modo strano tanto che alcune persone, specialmente nel mondo ecclesiastico, lo avevano definito un eretico.
Anni prima, dopo alcuni alti e bassi in Siria e alcune controversie con Papa Innocenzo III, il monaco armeno si auto esiliò in una roccaforte vicino a Bibbona. Quando Roberto lo contattò, il Monaco non diede subito seguito alla richiesta ma, una volta appreso che dovevano andare in Egitto, cambiò idea. Il monaco aveva una certa risonanza con Roberto e sapeva da tempo che sarebbe venuto a cercarlo e che sarebbero partiti insieme. Si pensa addirittura che sia stato l’armeno a raccomandare a Roberto di prendere l’oggetto misterioso dalla moschea.
C’è un intero capitolo del tomo scritto in arabo che parla del monaco armeno. Descrive brevemente il monaco molto alto, quasi impressionante, con al collo una croce con un pendente con raffigurato una fenice che si dice che abbia preso durante il suo soggiorno in Siria. E’ da qui che cambiò atteggiamento anche nei confronti della Chiesa cattolica.
Nel mondo non ecclesiastico, quando si riferivano a lui, lo chiamavano il mago armeno. Roberto lo chiamò armeno. Alla fine del monaco sappiamo molto poco, l’unica cosa certa è che una volta terminata la missione si ritirò sulle rive dell’Inghilterra e le sue tracce andarono perdute.
Il mago armeno era molto sprezzante nei confronti di coloro che lo circondavano. Quando parlò del papa, lo definì “l’ultimo dei mortali”. Le persone che detestava li chiamava “mortali sciocchi” e quelle a lui indifferenti semplicemente “mortali”. Chiamava, invece le persone stimate “nobili mortali” e così chiamò Roberto da Volterra. Quando si rivolse al monaco agostiniano, chiamato “il predicatore”, lo definì “mortale benedetto”. Questo è un personaggio importante di cui verrà discusso in seguito. Solo il cavaliere dei due caschi non era apostrofato come mortale. Lo chiamava “cavaliere custode”.