I primi collegamenti telegrafici d'Italia
Il 30 giugno 1847 il fisico Carlo Matteucci (Forlì 1811 – Livorno 1868) sperimentò, con successo, il primo collegamento telegrafico sperimentale realizzato in Italia, tra Pisa e Livorno, mediante un cavo telegrafico steso lungo il percorso della ferrovia Leopolda tra le stazioni di Pisa-Leopolda e Livorno-San Marco. Ad agosto del 1848 da Pisa percorre l’ultimo tratto della ferrovia Leopolda e completa la linea Livorno-Firenze. Seguono Lucca (15 giugno 1849), Poggibonsi e Siena (3 dicembre). Nel 1850 viene completata la linea Firenze-Prato-Pistoia-Pescia-Lucca consentendo al Granducato di Toscana, di essere il primo stato preunitario italiano dotato di un simile servizio.

L’ apparecchio usato era un trasmettitore e ricevitore elettromagnetico a quadrante. Nel trasmettitore, la corrente che giunge dal filo di linea (cioè il filo che collegava l’apparecchio trasmettitore a quello ricevente) entra in due elettrocalamite. Queste attirano a sè una sbarretta di ferro, solidale con un uncino che ingrana nei denti di una rotellina. All’asse della rotellina è fissata una lancetta che si muove lungo un quadrante circolare su cui sono disegnate le lettere dell’alfabeto. Ogniqualvolta arriva un impulso elettrico dal filo di linea l’uncino fa fare uno scatto alla ruota dentata e, dato che i denti della ruota sono in numero uguale alle lettere sul quadrante, sposta l’indice di una lettera. In questo modo, per esempio, tre impulsi prodotti dall’apparecchio trasmettitore daranno come risultato la lettera c sul quadrante del ricevitore.
Nell’Ottocento il telegrafo rivoluziona il modo di comunicare e di vivere. Per la prima volta si può leggere un messaggio scritto poche ore prima anche a mille e passa chilometri di distanza. Con il telegrafo tutto avviene in un istante: dalle disposizioni impartite dal Re agli ordini di acquisto e ai pagamenti, effettuati con il vaglia telegrafico.
Ma, il primo sistema di telegrafia elettrica che ebbe diffuso impiego pratico fu quello, per la scrittura su nastro di carta di segni costituenti i segnali, messo a punto intorno al 1837 da S.F.B. Morse. Nel sistema è usato il codice Morse nel quale i segnali corrispondenti ai vari caratteri sono costituiti da segni brevi (punti), segni lunghi (linee) e intervalli.
Il 24 maggio 1844 viene inaugurata la prima linea telegrafica ufficiale al mondo, che collegava Baltimora e Washington D.C e che utilizzava il telegrafo elettrico Morse. Il messaggio inaugurale, suggerito a Samuel Morse da Annie Ellsworth, è tratto dalla Bibbia e dice:
“Che cosa ha operato Dio!“

Vi furono vari altri sistemi telegrafici sviluppati, ma quello che si affermò definitivamente ed ebbe successo fu il telegrafo sviluppato da Morse. In breve il sistema si è diffuso in tutti i continenti e forma una fitta rete. Con il tempo si hanno perfezionamenti, quali l’uso degli isolatori in vetro o in ceramica, il filo di rame (al posto del ferro) ed il sistema duplex, che consentirono di aumentare la lunghezza delle tratte e l’efficienza.
Per la telegrafia senza fili bisogna attendere Guglielmo Marconi (Bologna, 25 aprile 1874 – Roma, 20 luglio 1937), Premio Nobel per la Fisica nel 1909, al quale si deve lo sviluppo di un efficace sistema di telecomunicazione a distanza via onde radio o radiotelegrafo, che ebbe notevole diffusione e la cui evoluzione portò allo sviluppo della radio e della televisione e in generale di tutti i moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione che utilizzano le comunicazioni senza fili. Marconi brevetta la sua invenzione, a Londra nel 1897 (stesso anno in cui Nikola Tesla consegna il suo brevetto di un sistema di trasmissione di energia elettrica che poteva essere anche usato per trasmissione di segnali radio .. ma questa è un’altra storia).

Marconi individuò nella zona di Coltano, tra Livorno e Pisa, il luogo adatto per costruire la prima stazione radio italiana a onde lunghe installando nel 1903 il suo trasmettitore a scintilla. Quest’area infatti, che originariamente era di proprietà di Casa Savoia, si prestava molto bene alle trasmissioni grazie all’alta conduttività del suolo, che facilitava la trasmissione delle onde radio, era inoltre sul Tirreno e cioè in ottima posizione per trasmettere sia con l’Africa, dove allora l’Italia aveva molte colonie, che con l’America dove vivevano molte comunità di immigrati italiani. Grazie alle sue caratteristiche uniche, la stazione di Coltano superò molti dei record del tempo.
Completato con alcuni anni di ritardo dovuti ad intoppi burocratici, il centro fu inaugurato ufficialmente il 19 novembre 1911 alla presenza del re Vittorio Emanuele III con una trasmissione verso Glace Bay, nella Nuova Scozia[3] con le seguenti parole:
“i miei migliori saluti trasmessi dal telegrafo senza fili dall’Italia in America – G. Marconi.5:47 PM”
Al momento della sua entrata in servizio, oltre ad essere la prima in Italia, la stazione radio venne salutata dal New York Times come la più potente al mondo, riuscendo a coprire con il proprio segnale circa un sesto della superficie terrestre. Fu inoltre la prima stazione ad inviare un segnale in grado di oltrepassare l’intero deserto del Sahara raggiungendo Massaua, in Eritrea. Infine, è stato attraverso la stazione di Coltano che, dal suo ufficio a Roma, Marconi accese le luci della gigantesca statua Cristo a Rio de Janeiro, il 12 ottobre 1931, in occasione delle celebrazioni per i 439 anni della scoperta dell’America”.
Il centro, fino al 1940, venne regolarmente impiegato per comunicazioni con tutto il mondo. La Stazione Radio e le 4 antenne di 250 metri di altezza furono minate dai tedeschi in ritirata e fatte saltare in aria il 14 giugno 1944. La palazzina, sede della prima stazione radio e le altre costruzioni subirono solo minimi danni. Il 20 luglio 1944 i tedeschi in ritirata verso il nord minarono e distrussero il ponte Solferino sull’Arno tranciando così il cavo che collegava Coltano con la ricevente di Nodica. Nonostante le rassicurazioni da parte del ministero delle poste né le antenne né la Stazione Radio furono mai più ricostruite, né le strutture vennero più riutilizzate.